Il vino Orgonico: la storia di Walter Vioni
Ancora una volta fuori dalla Toscana, ancora una volta in Emilia-Romagna, ancora una volta una cantina con qualcosa in più.
Siamo a Castell’Arquato, in provincia di Piacenza, in un territorio noto principalmente per vini di ‘pronta beva’, beverini e da tutto pasto.
Sono venuta fin qui per incontrare Walter Vioni, proprietario di Cantina La Pietra, un luogo particolare, a tratti strano, eclettico e sicuramente unico.
Da fuori sembra di essere sul set di un film di fantascienza, tra tubi di acciaio, marchingegni dalle forme più svariate e strutture architettoniche davvero insolite.
Dopo aver superato i controlli di Zeus, il cagnolone che ispeziona gli avventurieri, entriamo nel cuore della cantina, la stanzetta degustazioni, fatta di legno e pietra che scalda il cuore ancora prima di iniziare l’assaggio.
Nonostante sia da diverse generazioni che questa cantina produce vino, è solo con Walter che la produzione enologica ha preso il volo verso nuovi orizzonti; la storia che vi sto per raccontare ebbe inizio nel 2016, quando Walter si vide distruggere il raccolto da una violenta grandinata.
Incredulo da quanto avvenuto, e sentendosi completamente inerme, Walter iniziò a studiare soluzioni alternative, metodi per contrastare i danni ambientali, ed è così che cominciò la sua avventura nel mondo degli orgoni, tra cloudbuster e accumulatore orgonici.
Di cosa sto parlando?
Facciamo un passo indietro nel tempo, al 1897, anno di nascita di Wilhelm Reich, medico psicoanalista, allievo di Freud, che dedicò la sua vita allo studio della psicopatologia e alla cura di malattie gravi come il cancro.
Che c’azzecca col clima e col vino?
Reich inventò la teoria dell’orgone, una sorta di particella invisibile che compone ogni elemento del cosmo e che, di conseguenza, è incorporata in ogni essere vivente, sia esso pianta, animale o uomo.
Il livello di questa particella, di questa energia, deve mantenersi alto per assicurare la salute del corpo; se per qualche motivo il livello scende oltre una determinata soglia, il corpo sviluppa patologie, dalle più leggere emicranie ai più seri tumori.
E’ proprio al fine di ricaricare i corpi e bilanciare l’energia che Wilhelm inventò l’accumulatore di orgoni, un condensatore organico composto da strati di materia organica e acciaio (o ferro zincato), al cui interno viene appunto ‘condensata’ l’energia con la conseguente accelerazione del processo di guarigione del corpo ripristinando il relativo equilibrio biologico.
Entrando in contatto con gli studi di Reich, Walter sviluppò dapprima un cloudbuster, un marchingegno composto da diversi tubi in grado di manipolare l’attività orgonica dell’atmosfera portando equilibrio fra le stagioni, e dopo, approfondendo sempre più la teoria, ha concepito la botte orgonica, un tonneau che segue gli stessi principi “stratificati” dell’accumulatore di orgoni, con materiale organico e acciaio.
Non tutti i vini in produzione subiscono il passaggio in botte orgonica – non sarebbe nemmeno possibile dato lo spazio ridotto della cantina.
La linea dell’azienda è incentrata principalmente su vini biologici, naturali e senza solfiti. Vini ‘semplici’ e di pronta beva, quasi tutti caratterizzati da quel abboccato amabile che decisamente non appartiene al mio gusto e che per tanto faccio fatica ad apprezzare pienamente. Qualitativamente molto validi, non come i classici vini naturali che appaiono gradevoli quando bevuti sul posto e risultano imbevibili quando li porti a casa.
Il vino orgonico
La star indiscussa della cantina è senza ombra di dubbio il Il Petra superiore orgonico: un vino rosso fermo, 60% Barbera e 40% Croatina, annata 2015, (unica ora in vendita), gradazione alcolica 15°, senza solfiti aggiunti, non filtrato e non chiarificato, fermentato a cappello sommerso con lieviti indigeni delle proprie bucce.
L’etichetta in bronzo sbalzato a mano è davvero invitante, rende l’idea della particolarità di questo prodotto che non ha uguali… lo senti che è un vino d’annata, lo senti che ha fatto un lungo affinamento in botte, lo senti che ha un corpo strutturato, una persistenza decisa e un bouquet ampio, ma senti anche un vino “giovane”, un vino VIVO, spigoloso ma corposo al contempo. Si capisce che parliamo di un vino con un potenziale di invecchiamento indeterminato, un vino che non potrebbe che trarre beneficio dallo scorrere del tempo, eppure è già pronto, completo, appagante.
Sicuramente raccomando una visita a cantina la Pietra, non fosse altro per dare uno sguardo ad un mondo che non siamo abituati a vedere ma che esiste e ci pervade.
Walter è stato un ottimo cicerone, paziente, esaustivo e decisamente eclettico.
Riguardo agli studi di Reich, online si trova diverso materiale per eventuali approfondimenti.
Ad oggi, il principale centro di studi è presso il Wilhelm Reich Museum a Rangeley, nel Maine, Usa, un museo che fu ideato dalla primogenita Eva Reich.
Non esistono vini buoni o cattivi: esistono persone non adatte alla condivisione!
A cura di Ambra Sargentoni.